Vacanze da contemplare

RIFLESSIONI

Domenica 06 agosto 2023 • Trasfigurazione del Signore


Alberto Moravia in un articolo rifletteva: “Per ritrovare una fonte di energia bisogna riscoprire il gusto della contemplazione. E' la diga che fa risalire l’acqua nel bacino e permette di accumulare di nuovo l’energia interiore di cui l’attivismo ci ha privati”. 
Nella sua radice latina è una parola composta da cum-templum-actio: il templum è uno squarcio di infinito dove entrare (cum) per trovare la qualità di ogni actio-azione. 
Nell’antica Roma l’Augure (sacerdote), col lituo (scettro) limitava un pezzo di cielo e guardava il volo degli uccelli per comprendere la volontà degli Dei. Da cui, per opposto, il detto di diniego: “non è contemplato”. 
Aprire una finestra di spazio mentale e spirituale per discernere il bene e il male, fa considerare gli altri e le situazioni come “rivelativi” (un “templum”). 
Ci si mette in contemplazione, infatti, di Dio, ma pure di una persona o della natura o di un’opera d’arte. Passando all'“azione” il proprio “tempo” diventa “tempio”. Rendere tempio il tempo implica (“contempla”) una scelta e prevede (“contempla”) una consapevolezza interiore. 
Nei primi secoli della Chiesa tra i Padri del deserto, che vivevano nel silenzio lontani da tutto e da tutti, il Monaco Arsenio che chiedeva a Dio il segreto di una vita sensata, realizzata, completa, sentì una voce dal cielo: “Arsenio, fuge (fuggi), tace (taci), quiesce (calmati)”. 
Fuge! Fuggi! Va’ verso te stesso e relativizza lavoro, attività, impegni. Usiamo la vacanza per ridarci il diritto di gustare i legami, recuperandone autenticità, qualità, gusto, cambiando i ritmi soliti. 
Tace! Silenziati! Lascia parlare te stesso. I bip di messaggini, mail, post fanno ammalare i dialoghi. Relativizza l’inondazione del rumore, la rozzezza del linguaggio, la barbarie linguistica. Usiamo la vacanza per ridarci il diritto delle parole dense, che vanno sussurrate perché delicate, che generano comunione, progetto, senso e speranza (anche quelle dette a se stessi attraverso la lettura di un libro). 
Quiesce! Calmati! Metti in carica te stesso. Relativizziamo il nostro ego espanso. Usiamo la vacanza per ridarci il diritto di lasciare qualche spazio vuoto (“vacante”, appunto), bloccando l’urgente per scegliere l’importante. 
Fuggi! E va’ verso te stesso. 
Silenziati! E lascia parlare te stesso. 
Calmati! E metti in carica te stesso. Le vacanze sono proprio “da contemplare” per ritagliarci un pezzo di cielo, per far risalire i livelli, per accumulare quell’energia di cui l’attivismo ci ha privati.
 

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